Ero in pausa pranzo, a mangiare una pizza al ristorante Vesuvio dalle parti di Bovisa. Una diavola, per l'esattezza...ottima!
L'argomento di discussione era il Milan, e io, come sempre quando si parla di calcio, più che altro ascoltavo.
Mi pare di aver capito che non è proprio l'anno del Milan, l'Inter se la cava e la Juve pure, giusto per tenere aggiornati anche voi miei numerosissimi lettori.
Ma ecco che tra un boccone ed un rigore non concesso mi arriva sul cellulare un messaggio da un numero sconosciuto che più o meno faceva così:"Ciao Paolo! Sono Martina C. un'amica di Chiara R. Volevo chiederti se fossi disponibile sabato per un servizio fotografico in via pingo pallino! Fammi sapere!".
Che detto così, potrebbe essere qualsiasi cosa, chiesi dunque maggiori informazioni:
"Si tratterebbe di un progetto universitario ispirato ad un magazine indipendente "Self Service". Se vuoi ti mando i moodboard per il posing e le luci."
Fiiiigo ho pensato, nonostante non avessi nessunissima idea di cosa fossero tali cosiddetti moodboard...
Finita la pizza e la discussione sul Milan...sulla via del ritorno decido di chiamare Martina.
Martina al telefono cerca di spiegarmi il contesto, anche se il ruolo che poi ho capito essere della stylist ho fatto un po' fatica a capirlo. La modella e la truccatrice sono facili, il fotografo pure...la stylist è un po' meno nelle mie corde...o meglio...era!
Per fortuna la pizzeria Vesuvio non è proprio a due passi, ed ho avuto il tempo di approfondire le necessità di Martina. In sintesi aveva bisogno di fotografare 8 outfit creati da lei prendendo ispirazione da alcune foto di Jurgen Teller, noto fotografo di moda tedesco (noto dopo aver cercato su google).
Ci sarebbero state lei nel ruolo di stylist, la modella, la truccatrice ed io nel ruolo di tale Jurgen Teller "de noi artri".
Assodato che il tutto poteva anche risolversi in un completo fallimento senza conseguenze penali, rimaniamo che lei mi avrebbe condiviso il cosiddetto moodboard, io ci avrei pensato su e sopratutto avrei chiesto un parere al "capo supremo".
Il moodboard si presentava così:
(il moodboard quindi si può tradurre per i non addetti ai lavori..."un paio di foto di esempio")
Tecnicamente nulla di impossibile per me e la mia attrezzatura.
La situazione sembrava interessante, ora dovevo sondare il terreno con il capo supremo.
In via teorica per il 2 novembre avevamo programmato una gitarella fuori porta, ma una febbriciattola di mio figlio maggiore e le previsioni di brutto tempo avevano messo tutto in dubbio.
Il responso fu "Se ti interessa per me va bene", che non era certo il temutissimo e malefico... "vedi tu"...
Confermando la mia presenza a Martina, l'orario proposto fu le 11.30, ovvero l'orario di arrivo della modella.
Ok che non sono del mestiere ma, tenuto conto del ritardo minimo che ogni modella ha per contratto, il tempo di truccarla e vestirla, prima delle 12.30 non si sarebbe di certo iniziato a scattare. A quell'ora è risaputo che Jurgen Teller si prende il tempo per mangiare qualcosa...propongo quindi a Martina un comodo 14.30 per l'arrivo del fotografo...
Martina rilancia per le 12.00, che mi faceva pensare che in programma non ci fosse nessuna intenzione di fare quella cosa che fanno i comuni mortali e che si chiama "mangiare"... Approfondendo la questione infatti ti l'intenzione era di mangiare dopo...va bene l'arte, ma a quel punto prenotai presso il ristorante "Dal Capo Supremo" un paio di panini e una bottiglia d'acqua...
L'abitazione era in Milano centro, io ero in leggero ritardo. In casa oltre a Martina c'erano i suoi nonni, la modella e la truccatrice.
Martina gentilissima mi accoglie sull' uscio e io mi posiziono in salotto per cominciare a montare i faretti e preparare la macchina fotografica.
Finito il da farsi, manco a dirlo comincio a sentire un certo languorino. Mi avventuro nei meandri della casa e trovata Martina in compagnia della modella e della MUA le dico che se non era un problema sarei andato di sotto a mangiarmi i miei panini. Uscito dalla casa con non poche difficoltà tecniche (le porte delle case di milano centro non hanno le maniglie) mi sono ritrovato nell'atrio del palazzo, di fronte ad un portone senza traccia di un pulsante per aprirlo. "Diamine" ho pensato "in milano centro non solo le porte non hanno le maniglie, ma anche i portoni non hanno il pulsante di apertura". La situazione ha richiesto l'intervento della padrona di casa che con un messaggio vocale mi spiega che "come è ovvio" avrei trovato il pulsante guardando il portone, tutto sulla destra. Mi butto quindi tutto sulla destra, e pigio l'unico bottone che trovo nei paraggi...il suono del bottone non era proprio quello di un portone che si apriva, ma piuttosto di un campanello che suonava...avevo suonato al vicino del pianterreno!!! Ops...non c'era neanche via di fuga...dopo qualche minuto una signora vestita da governante apre la porta, io nel frattempo mi ero defilato in un angolino sperando di essere diventato del colore della parete...quando i nostri sguardi si sono incrociati. Sebbene mi guardasse stranamente con sospetto, sembrava che avesse deciso di ignorarmi, alchè dato che ormai il danno era fatto, rompo il silenzio e le chiedo "scusi, mi saprebbe indicare come si apre il portone?"...credo che mi abbia preso, a ragion veduta, per uno svitato, e non troppo gentilmente mi ha indicato un minuscolo pulsante che di poco sporgeva dall'infisso del portone...
Il tempo di mangiare con calma i miei panini e il messaggio di Martina mi dice che 5 minuti e sarebbero state pronte.
Ritornato in salotto, un magnifico salottino illuminato dalla luce proveniente da un ampia porta finestra, anche i nonni di Martina avevano finito di mangiare, e leggevano il giornale in tranquillità.
Persone estremamente cordiali e di estrema eleganza, si sono ritrovati a intrattenersi con me tra un outfit e l'altro. Una conversazione piacevole che mi ha permesso di intravedere nelle loro vite parentesi non comuni.
Se io ho intravisto in loro un passato non comune, di certo loro hanno riconosciuto in me i miei quarant'anni vissuti in provincia ("la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia")
Ma ecco arrivare il primo outfit, da fare in camera da letto:
Su questo primo outfit ho proposto di sfruttare la meravigliosa luce del salotto per scattare la prima foto che vedete nell' articolo... mi piace!
Per il resto Martina mi diceva cosa aveva in mente, e io posizionavo le luci, un occhio alla composizione e scattavo.
Le necessità di Martina erano ben descritte dal moodboard che si è rivelato molto utile, soprattutto per capire il tipo di illuminazione della scena.
Così si sono susseguiti tutti gli gli altri sette outfit, di cui riporto qualche esempio:
Tutto è andato in maniera piuttosto liscia e l'intesa era piuttosto buona, la sensazione era che stessimo centrando l'obiettivo!
Fino a quando, inaspettatamente, ecco che mi si propone una scena di nudo artistico...
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scherzo! questa era per stimolare la fantasia di James che non è venuto per altri impegni da week end lungo. Grande occasione persa mio caro James!
Attorno alle 15.30 il lavoro era compiuto, ed effettivamente l'unico che aveva mangiato ero io...
come sospettavo...le stylist non mangiano!!
In realtà hanno tutti mangiato dopo, ma la mia resa ne avrebbe troppo risentito...
Grazie Martina e compagnia, è stata veramente una esperienza nuova e intessante. Sicuramente da rifare!
Io sabato prossimo avrò il prossimo shooting...ci sono le premesse per fare qualcosa di speciale!!
Stay Tuned!